martedì 19 maggio 2015

#2 Ashley Wilkes: Fenomenologia dell'eterno indeciso - Personaggi letterari cui darei fuoco

Ciao a tutti!

Bentornati ad un nuovo appuntamento con la rubrica "I personaggi letterari cui darei fuoco". La volta scorsa siamo andati a fare visita a Jane Austen, oggi invece ci spostiamo Oltreoceano e prendiamo in considerazione il capolavoro dei capolavori.
O almeno io sono di parte, è il mio romanzo preferito: Via Col Vento di Margaret Mitchell.
No, non vi parlerò della viziata Rossella (che adoro), o di quel mascalzone di Rhett (che amo ancora di più) e nemmeno della dolce Melania (che amo di meno, ma come si fa a non volerle bene?)
Vi parlerò di...ASHLEY WILKES




Se non avete ancora letto Via Col Vento, o visto il film, non vi preoccupate, sono sicura che riuscirete a comprendere immediatamente di che tipo di persona si tratta.

Avete presente quel ragazzo carino, che vi fa(ceva) battere il cuore, e sembrava proprio ricambiare? O meglio, sembrava ricambiare a momenti alterni?
Signori e signore vi presento "L'eterno indeciso".


L'uomo (o la donna, qui siamo bipartisan) incapace di prendere una posizione, quello che sta un po' qua e un po' là, che se si trovasse sopra una faglia, pur di non posare entrambi i piedi da un lato si farebbe risucchiare dall'abisso.

L'eterno indeciso vive una battaglia interiore per cui è impossibile simpatizzare, perché è così logorante e perpetua che alla fine non riusciamo a fare altro che urlare alla pagina/schermo/faccia "JUST PICK ONE".




Per tutta la durata del romanzo, e stiamo parlando di un malloppo di 800 pagine che copre più di venti anni di storia, Ashley è l'amore impossibile di Rossella.
Lei è sciocca a starci così tanto dietro, avrebbe potuto aprire gli occhi tra un marito e l'altro e capire che non aveva assolutamente nulla in comune con lui, ma almeno ha avuto il coraggio di seguire il suo cuore ( o meglio, la sua testardaggine). Ashley è scostante, blatera parole sull'onore che Rossella nemmeno capisce, e che in ogni caso, pragmatica e dissacrante com'è, non condividerebbe.
Eppure non può non resistere al suo fascino, al suo sguardo lontano, al suo sorriso malinconico. 
Ma cosa tiene davvero ancorate le Rosselle O'Hara di questo mondo agli Ashley Wilkes?

La cometa di Halley. L'eclissi totale. L'allineamento dei pianeti.
L'evento che sembra rarissimo ma che in realtà ha una sua logica e una sua tempistica ben precisa.
L'eterno indeciso è programmato per rilasciare dosi di speranza nel momento in cui sembra più opportuno. Un bacio, una lettera, un abbraccio, una parola di troppo. Non sono dettati dalla passione del momento, ma dalla necessità di mantenere uno status quo rassicurante e intrigante allo stesso tempo.


Perché è evidente che Ashley non vorrà mai davvero sposare Rossella, è chiaro che se succedesse sarebbero entrambi infelici. Ma lei rappresenta la componente eccitante della sua vita, una componente totalmente alla sua mercé che può gestire come vuole, che non minaccia la sua  quotidianità né le sue sicurezze, ma riesce a dargli il giusto brio.

Si vede che sono di parte?

Paradossalmente l'eterno indeciso si rende infelice e nemmeno se ne rende conto. Nel nome di un'integrità arida inibisce le sue passioni, si rifiuta di abbracciare i suoi lati meno controllati e più selvaggi, preferisce proiettarli all'esterno, perdendo così la possibilità di scoprire davvero se stesso e le persone che lo circondano.

Perciò quando Melania morirà [oops spoiler alert] si renderà conto di averla amata sempre, di essere perso senza di lei, il peso del suo tradimento soft gli graverà più dell'illusione perpetrata nei confronti della povera Rossella. Che d'altro canto, quando lo vede sinceramente abbattuto per la morte dell'amata moglie, prende consapevolezza dell'amore di Ashley per Melania e se ne esce con 
una frase che mi tatuerei sulla pelle tanto è saggia.

«And I've loved something that doesn't really exist. Somehow, I don't care. Somehow, it doesn't matter. It doesn't matter one bit.» 


La capacità di voltare pagina fatta persona, Rossella è fantastica. Ha passato la sua vita a rincorrere un'illusione, un'illusione che ha dominato la sua esistenza. Eppure è capace di distaccarsene in un attimo. In un secondo Ashley non esiste più. Potete dire quello che vi pare, ma se avessimo tutti la capacità di Rossella O'Hara di guardare avanti, arriveremo più lontano di quanto potremmo immaginare.

Perciò sì, darei volentieri fuoco ad Ashley Wilkes, ma la verità è che quasi quasi non vale un fiammifero sprecato.


sabato 16 maggio 2015

Il valore della semplicità

Poco fa ho letto un'intervista a Gianrico Carofiglio, scrittore, politico ed ex magistrato, che mi ha dato spunto per parlare di un aspetto della scrittura che mi sta particolarmente a cuore: la semplicità.

Vi riporto un breve estratto.




L’oscurità degli scrittori in parte viene alimentata anche dagli editori?
«Ci sono alcuni editori secondo i quali l’incomprensibilità di un testo è sintomo di letterarietà. Meno un libro è comprensibile, meno si deve rendere conto al lettore».
 
Il pubblico si è quindi abituato a questa non-comunicazione?
«Il pubblico della scrittura incomprensibile fa parte dello stesso segmento autoreferenziale. Sia chiaro: non sono un sostenitore della semplificazione a tutti i costi e dunque della banalizzazione. Ci sono cose difficili da dire che richiedono un linguaggio complesso e un necessario sforzo del lettore. Vorrei solo che non si creassero ostacoli dove non ci sono per puro esibizionismo letterario».
 

Ci sono alcuni autori che fanno della pomposità un marchio di fabbrica, e sinceramente ho opinioni contrastanti a riguardo.

Sono convinta che lo stile sia sempre valido se autentico. 

Non sono un'esperta, lo sapete, perciò questa è la mia umile visione.
Io credo che lo stile rappresenti l'interiorità dell'autore. Se ci si identifica in uno stile "sofisticato", se si ritiene necessario comunicare attraverso complicate metafore e periodi articolati, allora non ci si dovrebbe sforzare, secondo me, di semplificare i propri scritti. 
Ovviamente mi fa orrore chi usa paroloni a sproposito per darsi arie da intellettuale, sia nel linguaggio che nella scrittura. Ma soprattutto trovo patetici quelli che fingono di capirlo per darsi un tono. A volte assistiamo a conversazioni totalmente senza significato in cui gli interlocutori stessi non hanno idea di cosa si stia parlando. Quando questo accade nel dialogo sommerso tra autore e lettore si ha un duplice fallimento

Perché, a quanto pare, oggi dobbiamo tutti mostrarci come espertoni. Ammettere di non aver capito un autore, che magari è oggettivamente una supercazzola editoriale, non è un'opzione percorribile. 
E poi solo uno sfigato non capterebbe la sottile critica alla natura umana inserita sapientemente nelle vicende di un romanzo che ha come protagonista un cerbiatto di nome Polly.
Pff sfigati.

Credo che per recepire alcuni messaggi, ma recepirli davvero, sia necessario essere in sintonia con l'autore. Essere familiari con le sue opere, conoscerlo (per quanto possibile), cercare di vedere le cose con i suoi occhi.
Allora, e solo allora, e se l'autore ha effettivamente qualcosa da dire, si può effettivamente intavolare una discussione sensata e cercare di estrapolare il significato di un'opera.


Altrimenti, e in questo mi associo a Carofiglio, non si tratta che di un chiacchiericcio inutile.

E voi che ne pensate? 

venerdì 15 maggio 2015

Quote of the Week #1 - Lillian Hellman

Ciao!

Oggi vi presento una nuova rubrica flash. Si tratta di "Quote of the week".

Ogni Venerdì sceglierò  una citazione che rappresenti la mia settimana. Tranquilli, non vi tedierò con la storia della mia vita. L'idea è quella di partire dalla citazione per dare inizio ad una discussione a cui sarei lieta partecipaste tutti.


Quando ci sarà qualcuno a leggere il blog, ovviamente! 

forever alone animated GIF

Ma bando alle ciance! Ecco la mia citazione.

giovedì 14 maggio 2015

I prompt e le paronoie di una dilettante.

Nel caso vi stiate chiedendo cosa sia un prompt (fino a poco fa non avevo nemmeno io idea di che si trattasse), state tranquilli, non si tratta di una nuova forma di tunnel carpale, bensì di una pratica che sta spopolando sulle varie piattaforme di writing.
Mi riferisco in particolar modo a 20Lines e EFP. Ma anche Wattpad e altre sono invase da questa nuova tendenza.



Di che si tratta?
Il prompt è uno stimolo che viene dato a chi scrive, uno stimolo che può essere una vera e propria consegna (ho partecipato ad un contest in cui mi si chiedeva di scrivere un racconto incentrato sul tema della morte) oppure una semplice ispirazione. Attualmente sono "in gara" per una sfida nella quale bisogna scrivere un racconto breve (o come diciamo noi gggggggggiovani, una "One Shot") che abbia in qualche modo a che fare con un'opera a scelta dell'illustratrice spagnola Ana Juan.
(in alto trovate quella che ho scelto io, non la trovate bellissima?)
Devo essere sincera, avere qualcuno che mi dica su COSA scrivere è una gran bella comodità. Non ho mai scritto un vero e proprio romanzo, mi sono limitata a piccoli esperimenti qui e là. Ma facendo mente locale mi sono resa conto di quanto i miei lavori siano sempre stati sviluppati in seguito ad una richiesta, una traccia, una linea guida.
Questo basta per farmi venire crisi di panico sulla mia incapacità di diventare una scrittrice. 

D'altronde che si scrive a fare se non si sa su cosa scrivere?



Quando le mie paranoie si avvicinano all'isterismo, paradossalmente, mi calmo. Eh sì, perché in qualsiasi versione cinematografica, l'artista è sempre rappresentato  con una nevrosi alla Woody Allen, perciò mi convinco che proprio queste mie seghe mentali siano la conferma della mia innegabile indole artistica.

Ok, la smetto con la psicoanalisi. Ma sul serio, qualcuno ne dovrebbe parlare.

Fino a che punto va bene lasciarsi indirizzare e quando, invece, arriva il momento di scrivere in modo totalmente autonomo?


PIESSE:
Se vi interessasse partecipare al contest di racconti a tema Ana Juan qui potete trovare l'evento, ci sono ancora delle illustrazioni disponibili!

mercoledì 13 maggio 2015

Misantropia portami via.

Oggi su Twitter spopolava il tag #AmoLeggere.
Anche io ho detto la mia, più che altro mi sono limitata a riportare una citazione di Ugo Ojetti, giusto per celebrare l'evento di avere un trend che non fosse legato agli One Direction.

via

Ovviamente ho letto anche gli interventi di altre persone, tutte come me hanno voluto lasciare un pensiero. Qualcuno si è limitato a spiegare il perché di questa passione, altri si sono improvvisati poeti, altri ancora hanno postato le foto della propria biblioteca. Tutto ok, finché non ho scavato un po' più a fondo e non mi sono resa conto del reale significato di alcuni tweet, messaggi, post, chiamateli come vi pare.

Ed ecco che  mi è partito il feeling "Rossella vs Il resto del mondo".

Perché quando si parla di arte bisogna sempre fare la gara a chi ne sa di più? Chi ha letto di più, chi ha più libri, chi conosce più incipit? Perché deve essere una continua affermazione di se stessi?
Secondo me in questi momenti si perde totalmente il senso della lettura.

Lungi da me creare una polemica inutile, ma se ti trovassi qui per caso, lettore random del blog, sappi che per me questa gara tra intellettualoidi è una grande stronzata.
A quanti di voi sarà capitato? Siete nel mezzo di una conversazione su libri (musica, film, serie tv, fa lo stesso), siete felici perché finalmente avete trovato qualcuno in grado di mettere due parole in croce su un argomento che vi appassiona, quando all'improvviso ecco che scatta il commento "Io ne so più di te". È un commento sottile, così sottile che spesso chi lo fa nemmeno si rende conto della presunzione che ci ha messo dentro, si manifesta in risposte come:
"Ah, no io li ho letti tutti".
"Non ti piace il libro X? Io lo adoro, ma lo sai alcuni libri non sono per tutti!"
"Più lo leggevo più mi rendevo conto dell'influenza di -
autoresconosciuto-, ma come non lo conosci? Io l'ho studiato in quarta elementare tra le poesie di Gianni Rodari".

Ed è così che si smette di parlare di arte e si torna a parlare di se stessi. perché abbiamo bisogno della competizione e dell'affermazione, degli applausi e dell'ammirazione. Perché chi se ne frega se il romanzo che ho appena finito cerca di insegnarmi il valore dell'umiltà, mi sentirò comunque un genio per averlo letto. Non importa se ho dovuto faticare sette camicie per finire di leggere un tomo di 800 pagine che non mi piaceva, l'ho terminato, posso mettere like alla pagina dell'autore su Facebook e posso dire a tutti che l'ho letto. Anzi no, meglio ancora, potrò postare una foto di me con il libro in bella vista, così nessuno potrà dubitare della mia bravura.
Quando ci si comporta in questo modo a quattordici anni o poco più va bene, ma quando adulti maturi e presumibilmente formati, si piegano a questo esibizionismo intellettuale si ha, come dicevo prima, il vero fallimento delle arti.

A quanto pare la maggior parte degli individui si sforza di mostrarsi nella sua veste migliore.

Ma che senso ha leggere se poi non si cerca di diventare persone migliori?

 via

martedì 12 maggio 2015

I personaggi letterari cui darei fuoco: Lucy Steele


Inauguriamo il blog con la rubrica “Personaggi letterari cui darei fuoco”.
Prima tra tutte: Lucy Steele, l’insopportabile rivale in amore di Elinor Dashwood in “Ragione e Sentimento”.
Non è odiosa perché ha messo le mani sul tenero e imbranato Edward Ferrars, ma perché per tutto il tempo, la stronza, gioca a fare l’amica del cuore di Ellinor costringendola a sopportare il suo insulso chiacchiericcio su quanto lo ami e quanto lui ami lei e quanto vicino sia il loro matrimonio. Bleah
Chiunque abbia letto il libro non può non averla avuta sulle scatole. Io sicuramente.

Certo che Jane ci ha messo proprio l’anima per mostrarcela nella sua veste peggiore. Ecco alcuni estratti:

“Elinor […] vide anche, con meno simpatia, la totale mancanza di delicatezza, rettitudine, integrità tradita dai suoi modi ossequiosi e premurosi con gli ospiti al parco; non poteva continuare a contentarsi di una persona che univa l'insincerità all'ignoranza[…] la cui condotta verso gli altri rendeva senza valore ogni mostra di attenzione e di deferenza verso di lei.”
«Scriverci» disse Lucy, rimettendo in tasca la lettera «è il nostro unico conforto in queste lunghe separazioni; sì, io traggo altro conforto dal suo ritratto, ma il povero Edward non ha nemmeno quello. Dice che se almeno avesse il mio ritratto sarebbe più facile. Gli ho dato una ciocca di capelli montata in un anello quando è venuto a Longstaple l’ultima volta, e questo gli è stato di conforto, ha detto, ma non come un ritratto. Forse avete visto l’anello quando vi siete incontrati?»


Ps. Sarà un caso che la gatta morta sopra citata abbia lo stesso cognome di un altro personaggio insopportabile: Anastasia Steele?
Coincidenze? Io non credo!

Introducing myself

Come potete vedere dalla simpatica descrizione minimal che ho aggiunto al lato, mi chiamo Rossella.
Siccome ritengo che raccontare la storia della mia vita sia deprimente la racchiuderò in 5 facts/faq con simpariche gif che vi faranno sembrare il tutto più interessante. Ready?




1# Ho 21 anni e studio Scienze Politiche. 

Sì, lo so, scienze delle merendine bla bla bla. Tutte le facoltà sono uguali bla bla bla. I discorsi sul valore delle facoltà e sui paragoni sono diventati così ridondanti . Io studio Scienze Politiche perché mi piace e questo è quanto.


2# Il mio sogno più grande è diventare una scrittrice.

L'ho "scoperto" da poco, o meglio l'ho concretizzato da poco. Vi risparmierò le menate su come sia stata sempre incline a mettere su carta le mie emozioni più profonde eccetera eccetera. Lo so che sarebbe più romantico immaginare una mini-me romanziera e con già le idee chiare sul futuro. La verità è che l'idea di prendere sul serio questa...vocazione(?) possiamo chiamarla così? non mi aveva mai sfiorato, sono una persona abbastanza concreta e mi rendo conto della difficoltà di portare avanti un percorso del genere. Qualche anno fa ho capito di voler scrivere, per professione, per passione, poco importa. Io lo farò.

3# Perché questo blog?Sono in una fase di sperimentazione. Ho bisogno di leggere e scrivere tanto. Nell'ultimo periodo mi sto dedicando ai racconti brevi e mi sono resa conto dell'importanza di avere dei pareri sinceri. Sono poche le persone sui cui posso contare per un'opinione sui miei "scritti", e ho bisogno di qualche estraneo che mi tratti a pesci in faccia.




4# Perché dovremmo leggerti?Bella domanda. In sostanza vi sto chiedendo di assistere (in tutti i sensi) al mio percorso di formazione. Detta così sembrerebbe una barba, in realtà ho intenzione di parlarvi molto di letteratura e proporvi di tanto in tanto qualche mio "capolavoro". Senza considerare le cazzatelle che pubblicherò a ripetizione, ci divertiremo.





5# Random
Mi piacciono tanto le serie tv e i film. Non ne capisco molto di musica e bazzico tra tanti generi diversi. Il mio libro preferito in assoluto è Via Col Vento.